
di Punto Italiano | gennaio 2017
Sette peccati per sette isole: vacanze nella natura alle Isole Lipari
Il cielo é una tigre bianca nata ribelle
sente l’arrivo dell’autunno, sua gabbia imminente
Il vento graffia le onde con rapidi artigli
la schiuma del mare cicatrizza ogni ricordo
Stromboli è gonfio di calore represso
boati di lava scuotono il sonno
Inquietudine è nell’aria
Ispirato dal vento del mattino che scuote fronde e persiane, davanti a un panorama mozzafiato, scrivo questi versi accoccolato sotto la veranda. Siamo alle isole Lipari o Eolie (Mar Tirreno meridionale) e la villa sorge nascosta tra le rocce del promontorio di Vulcanello, di fronte si gode la vista dello Stromboli maestoso con Panarea che gli fa da ancella. La coda dell’occhio scorge le creste di Salina, Filicudi e Alicudi, perse nell’orizzonte come satelliti di Urano. Non c’è niente di meglio di un inizio di giornata di fine settembre, lontano dalla terraferma e dai suoi problemi, con il cielo coperto come solo quello delle isole sa essere. E’ un cielo bugiardo, che presto si rimetterà in forma, ma che per ora offre ogni alibi per rallentare i movimenti, sprofondare nell’ozio, perché forse, oggi, non ci sarà niente da fare. Invece la giornata riprende il canovaccio perduto e presto il vento si calmerà per lasciare spazio al tepore di fine estate.
Scendendo a valle, verso il porto e le sue spiagge, costeggio il Pantano dell’Istmo – quello che collega l’isola principale al giovane promontorio di Vulcanello.
Il Pantano dell’Istmo di Vulcano è una delle due piccole zone umide costiere attualmente rimaste nell’arcipelago. Sopravvissuto alla massiccia espansione urbanistica che, a partire dagli anni Sessanta ha coinvolto buona parte delle zone pianeggianti, il Pantano mostra oggi entusiasmanti segni di ripresa ed è la zona di sosta per numerose specie di uccelli migratori. Fenicottero, canapiglia, codone, gallinella d’acqua, folaga, cavaliere d’Italia, piviere tortolino, piovanello, pancianera, combattente, sono tutti segnalati esclusivamente in questa località. Gli animali, intelligenti, molto più di quanto siamo disposti ad ammettere, sanno che questo è il regno dell’ozio.
Decido di fermarmi per il primo bagno della giornata. La vivacità delle spiagge bianche solforose o la quiete delle spiagge nere di ponente? La domanda è retorica perché non sarò io deciderlo. Decide Eolo (togliendomi anche questa fatica) e la giornata inizierà rigorosamente sulla spiaggia sottovento.
L’acqua è ferma, le dune la proteggono e lo specchio nero cambia colore con l’avanzare delle ore. Il bagno in mare è di quelli indimenticabili. Alcuni gabbiani si lasciano cullare a pochi passi dalla riva, due fenicotteri ispezionano il bagnasciuga con la solerzia di un bagnino. L’acqua è ancora tiepida e la sosta si protrae a lungo intervallata dal pause di rilassamento sulla sabbia calda e scura.
A un tratto uno stormo di rondini comincia a volteggiare sopra la testa e le folaghe, arrivate per ultimo, beccano il mare sfamandosi di alghe. In quel momento, in quel preciso istante, prendo coscienza di appartenere a un mondo bellissimo, essere vivente tra gli esseri viventi, alla perenne ricerca di un luogo dove l’ozio non sia un peccato.